Qualche giorno fa ho tenuto una breve masterclass sul burnout nella quale ho spiegato che uno dei primi motivi per cui si arriva al burnout è la stanchezza fisica da cui si scatenano poi tutte le altre reazioni: emotive e mentali. Come evitare di arrivare allo sfinimento completo, all’abbandono della passione e della motivazione che ci ha guidato fin dove siamo arrivate è presto detto: dire di no. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Se sei genitore scommetto che hai letto almeno un libro o un articolo sull’importanza di dire di no ai bambini, nel disperato tentativo di crescere una creatura sana, mentalmente centrata e non in balia dei propri istinti. Perchè, diciamocelo pure, un bambino che non fa capricci fa un genitore mentalmente sano e felice.
Dopo che ti sei ingurgitata tutta questa letteratura sull’importanza dei limiti (se ancora non l’hai fatto ti do un paio di consigli su cosa leggere qui e qui – io ci sono già passata da tempo, fidati, funzionano!) perché hai dimenticato tutto?
Intendo dire, i no sono importanti e i limiti che diamo fondamentali. Anche quelli che dai a te stessa. Per te che sei attiva 27 ore al giorno, che dici “si” tanto facilmente quanto un bambino si scaccola il naso, per te che sei convinta che “no” può essere detto solo se l’interlocutore è più basso di 140 cm a patto che non si chiami Brunetta e faccia il ministro.
Perché non diciamo di no
Ho la vaga impressione che nella tua testa ci sia la strana idea che, se dici no, pensi che stai chiudendo una porta e “chissà quando si ripresenterà quell’occasione” oppure temi di essere presa per scorbutica, lunatica, scontrosa o antipatica o, infine, che si crei il vuoto cosmico, che non ci sia abbastanza da fare. E se c’è un vuoto c’è uno spazio da riempire…
Mettere dei limiti alla nostra disponibilità fa la differenza tra sopravvivere e vivere. Tu cosa vuoi fare?
Perché diciamo sempre di si
Quando non sai dire di no stai proteggendo qualcosa di te. Un’idea, un principio, un certo tipo di educazione ricevuta.
Se dici di no, quell’idea di te che ti sei cucita addosso, della persona sempre disponibile, accogliente e accomodante si smantella pezzo pezzo. Ok, ma tu cosa ci perdi? Nulla, appunto.
Sfatiamo un mito: se dici di no, chiudi una porta ma lasci aperti mille portoni.
Ci hai mai pensato?
Spesso dici di si alla prima occasione che ti si presenta per timore che poi non ce ne saranno altre. Il primo posto di lavoro, il primo uomo che si mostra interessato a te, il primo spettacolo che ti propongono di andare a vedere.
Ma quanto è davvero in linea con ciò che desideri tu? Hai detto di si al primo progetto che ti hanno proposto e poi ti sei resa conto che non solo non ti piace e non ti permette di esprimere il tuo potenziale, ma non ti lascia nemmeno il tempo di guardarti in giro per cercare altro. Con il risultato che un si affrettato ti ha portato ad un no automatico a molto altro.
Infine, la paura del vuoto, della nulla-fecenza. Piuttosto che rischiare di avere 5 minuti liberi in agenda, meglio dire di si a tutto quello che mi capita sotto mano. Anche a “quella tipa su Fb che mi ha chiesto di entrare in un gruppo di cui, in fondo, non me ne importa nulla, ma metti caso che ho 30 secondi in file alla posta, potrei sempre dargli un’occhiata!”
Il vuoto, spazio libero in cui muoversi o rimanere fermi, stare soli con i propri pensieri, possono fare una certa paura.
La paura che se smettiamo di fare, dobbiamo iniziare ad essere.
Essere noi stesse, essere coerenti con i nostri valori, essere focalizzate su di noi anziché sugli altri.
Dire di no dà spazio al nostro Io. Sappiamo cosa farne a quel punto?
Qui trovi una scheda di lavoro per identificare le aeree dove maggiormente hai bisogno di impostare dei limiti e mettere dei paletti.
I limiti non servono a tenere lontani gli altri, ma a tenerci più vicini a noi stesse.
Mettere limiti. Si, ma quali?
Se sei una che fa fatica a mettere limiti, ti farà piacere sapere che non ci sono solo quelli senza ritorno, marchiati a sangue sulla tua pelle. Quelli non negoziabili e basta.
Ci sono anche quelli gentili, flessibili, rimodellabili. Mica male, no?
I limiti labili
Flessibilità è la parola magica qui. Si tratta di fissare dei limiti, ma di rivederli costantemente perché le variabili in gioco cambiano continuamente.
Periodicamente devi dare un check per capire a che punto sei e se devi rinegoziare con te stessa i limiti che hai messo.
Ad esempio, se sei in cerca del tuo work life balance ma hai dei figli in un’età di transizione, i tuoi paletti saranno probabilmente piuttosto mobili. Potrebbe essere necessario riassestarli periodicamente per adattarsi con flessibilità a quelle priorità che li riguardano e che non puoi delegare.
Il fossato
Se temi di non saper dire di no, crea una distanza fisica o mentale tra te e la tentazione. Un fossato difficile da superare sarà un ottimo deterrente. È come quando sai di avere le mani bucate e vuoi rimediare: o esci lasciando a casa la carta di credito o non esci proprio per lo shopping!
Qui si tratta di fare la stessa cosa. Se ti sta chiamando quella persona che sai ti chiederà l’ennesimo favore, non rispondere al telefono. Se hai un cliente che ti assilla con i whatsapp a tutte le ore, disattiva le sue notifiche al di fuori degli orari lavorativi.
Metti dello spazio tra te e la sanguisuga in questione. Ti sarai assicurata di averci pensato per bene prima di saltare il fossato.
Cosa ci guadagni se dici di no
Se vuoi imparare a dire di no, ci devono essere dei vantaggi, giusto? Altrimenti lo scopo dov’è?
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- Riprendi il controllo. Non in modo egoistico, ma sano. In modo che chi ne trae vantaggio non sia solo tu ma anche le persone che hanno bisogno di te. Perché una persona riposata è una persona più efficiente, meno distratta, più accogliente.
- Sarai più self confident. Dire di no e vedere che non cade il mondo, la gente non fa strani pensieri su di te e le occasioni alternative non mancano, sarà un toccasana per la tua autostima.
- Hai tempo per fare le cose che ti piacciono. Dici poco?
- Le persone ti apprezzeranno di più, perchè sarai più serena, realizzata, rilassata e dunque meglio disposta verso gli altri.
Nel concreto
- Pianifica la tua agenda lasciando spazi volutamente vuoti. Non devono essere vuoti a riempire, ma vuoti che rimangono vuoti. Se preferisci puoi scrivere: ore X, appuntamento con me stessa. Usali per riposare, per fare ciò che ti piace: una passeggiata, un caffè con un’amica. Oppure usali per stare con te stessa, l’investimento migliore che puoi regalarti.
- Scrivi le tue priorità. Mettile nero su bianco. E quando ti arriva una richiesta improvvisa a cui sei tentata di dare spazio, riguarda l’agenda e dagli spazio solo DOPO aver gestito le tue priorità e gli appuntamenti con te stessa.
- Lavora sulla tua autostima e sull’autoconsapevolezza.
- Esercitati a dire di no. Fai pratica, con parenti o amici, nell’arte di dire di no, senza risultare aggressiva (le prime volte sarai arrabbiata con te stessa, perché non ti riconosci, ma potresti gestire male questa rabbia, indirizzandola verso il tuo interlocutore).
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